Il nodo magico è quello dei legami, delle donne a cui Ulisse è legato e si lega nel suo viaggio di ritorno verso Itaca.
“Il nodo magico, Ulisse, Circe e i legami che rendono liberi” è il libro scritto da Cristina Dell’Acqua, pubblicato da Mondadori.
Il nodo magico di Cristina dell’Acqua
Quando si inizia a leggere il saggio di Cristina Dell’Acqua, si inizia fin da subito a percepire che non sarà il solito racconto e spiegazione dell’Odissea.

Cristina Dell’Acqua autrice de “Il nodo magico”
Ci si imbatte in un viaggio per mare, un viaggio di ricerca e riscoperta. In ogni tappa la riscoperta di una parte di sé, un po’ come se il viaggio di Ulisse fosse fondamentalmente un percorso psicologico di acquisizione, crescita, trasformazione.
Un viaggio per mare che è metafora profonda del ritorno a casa, il ritorno a se stessi.
Il nodo magico dei legami
Le donne che incontra, aiutano Ulisse a riscoprirsi; Nausicaa, Anticlea, Circe, Calipso, Leucotea, Penelope e Atena. Sono donne che accolgono, verbo ‘accogliere’ che Cristina dell’Acqua riporta al legare insieme dopo un dolore o dopo che si è perso qualcosa.
“…un continuo e incessante formarsi e disfarsi di incontri, legami, avventure e amori di cui in qualche modo abbiamo bisogno per raccontare agli altri (oltre che a noi stessi) perché siamo quello che siamo” (Dell’Acqua, 2021, p. 3)
Per Ulisse il viaggio di riscoperta di sé inizia proprio dalla riappropriazione del proprio nome, parte essenziale della sua identità.
E nel viaggiare con Ulisse, chi di noi legge si pone domande simili, interrogativi, si riconosce in alcuni aspetti o prende le distanze da altri. Ulisse potrebbe essere ciascuna o ciascuno di noi che nel proprio stare al mondo si perde, naufraga a seguito di eventi improvvisi e non sempre controllabili.
E, come ogni naufrago si fa guidare dalla corrente, ognuno ed ognuna di noi ha bisogno di una o più figure che possano sostenere, guidare ed accompagnare ad esplorare parti di noi, aspetti, vissuti per ridare loro valore e un senso nuovo, trasformando punti di vista.
Nell’incontro autentico, profondo, intimo con l’altro abbiamo la possibilità di comprendere appieno noi stessi. Nell’incontro possiamo sciogliere i nodi. Il nodo magico dei legami.
Ulisse, Penelope e il nodo magico dei legami
C’è anche un altro legame, un altro nodo magico dei legami che è quello fra Ulisse e Penelope, separati ed in attesa di incontrarsi nuovamente.
Il filo ricorrente nell’Odissea, mi spiega Cristina, è quello della fedeltà che si snoda maggiormente nella contrapposizione fra la coppia Ulisse e Penelope e quella di Agamennone e Clitemnestra.
Ulisse potrebbe rappresentare il polo nomade dell’esperienza umana, flessibile e adattabile al contesto che nel suo movimento costante e continuo tenta il ritorno a casa, adattandosi costantemente ad ogni luogo, ad ogni nuovo incontro, tentando di tenere le fila di se stesso, di chi è e di chi è stato.
Penelope potrebbe rappresentare il polo stanziale dell’esperienza umana, chi resta, chi difende il territorio e che deve trovare una strategia per lottare contro le avversità proprio per questo. La fatica e la determinazione di Penelope nel fare e disfare il suo lavoro al telaio.
Penelope con il suo interminabile lavoro lento di pazienza è la vera tessitrice dell’Odissea. Penelope che tesse e disfa con determinazione e che aggiunge al racconto anche il tocco legato alla vecchiaia.
Quando si incontrano nuovamente Penelope ed Ulisse, dietro c’è il tema degli anni che sono passati. La vecchiaia non è sempre una condanna, può anche essere un momento per tirare le fila di esperienze, vissuti, emozioni, desideri.
“Il nodo d’amore è una saldatura, invisibile. -ci tiene stretti all’altro, ma non è prigione. I legami veri non possono che essere un dono di libertà, di cura, di attenzione, di ascolto dell’altro. Perché esistono nodi che legano senza imprigionare, sono indissolubili, colorati, complessi, versatili”.
(Dell’Acqua, 2021, p. 32)
La visione del doppio nel mondo greco
Leggendo il libro di Cristina Dell’Acqua emerge in modo forte e chiaro la continua e costante contrapposizione del genere maschile e femminile che nel mito e nella mitologia si rincorrono.
Costantemente vengono messe in luce caratteristiche appartenenti all’uno o all’altro genere, facendo emergere la visione duplice e del doppio che accompagna il mito greco e la cultura entro cui esso nacque.
Chiedo a Cristina Dell’Acqua come si può mettere insieme questa visione duplice e cristallizzata dei generi con quello che viviamo noi ogni giorno
Secondo Cristina il mito è, ancora oggi, molto attuale. Il mito ci aiuta oggi non a darci le risposte che cerchiamo, quanto piuttosto favorisce domande.
Se per i Greci quella del mito era una realtà alternativa, Cristina Dell’Acqua mi spiega che per noi, oggi, il mito può essere uno scrigno di immagini che scavano tutti gli aspetti della nostra vita. L’attualità dei miti sta nel fatto che essi sono volutamente senza tempo.
In ognuno di essi possiamo scorgere qualche aspetto di noi che ritroviamo nei personaggi.
C’è sempre un doppio, una duplicità che porta a ragionare, a scorgere angolatura diverse in cui possiamo ritrovarci o da cui possiamo prendere le distanze.

Per filo e per senso – Il nodo magico Cristina Dell’Acqua
E proprio in questo sta l’attualità, nel permettere questo movimento, un ragionamento, una discussione, nel favorire il dubbio su quanto ci possano appartenere o meno alcuni aspetti.
Davanti ad una realtà così polarizzata si può trovare la propria strada, imparando a muoversi nel mezzo, rispettando profondamente quello che sentiamo nostro e quello che non ci appartiene o non ci appartiene più, anche considerando come cambia la cultura e come ognuna e ognuno di noi si muove nel mondo.
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